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Chateaubriand, François-René de.

Scrittore francese. Nato da nobile e antica famiglia, passò la maggior parte dell'adolescenza nell'avito castello di Comburg, in compagnia del padre duro e taciturno e della madre che, leggera e svagata, ben poco si occupò di lui: solo il tenero rapporto con l'intelligente e sensibile sorella Lucilla varrà a rendere meno solitaria la sua esistenza. Compì anche degli studi disordinatamente, insofferente di sentirsi prigioniero nelle aule scolastiche: la sua permanenza nei collegi della regione fu molto limitata ed egli preferì al duro tirocinio scolastico una vita libera fra i boschi e le colline delle sue terre. Verso i diciotto anni egli scelse, come tutti i suoi coetanei di nobile famiglia, la carriera delle armi e il padre ottenne per lui la nomina a sottotenente nel reggimento di Navarra; si trasferì, quindi, a Parigi e qui venne a contatto con il pensiero di Rousseau, di cui diventò entusiasta seguace. I primi avvenimenti della Rivoluzione francese lo trovarono sostanzialmente favorevole, ma ben presto, tormentato da dubbi e incerto sulla posizione da prendere rispetto al radicalismo che la Rivoluzione stessa produceva, preferì abbandonare la Francia e partire per un lungo viaggio di esplorazione nell'America del N, attratto com'era dalle imprese dei grandi esploratori. Si pose l'obiettivo di esplorare le grandi foreste del Canada e di ricercare per via di terra il leggendario passaggio del NO; in realtà il viaggio fu assai breve e modesto e gli ambiziosi propositi non furono mantenuti. Avuta la notizia dell'arresto del re, ritornò precipitosamente in patria e espresse una posizione sempre più ostile alla Rivoluzione; anzi, dopo l'esecuzione di Luigi XIV, abbandonò la Francia e si arruolò nell'esercito degli "emigrati", pur sempre tormentato da mille dubbi e spinto a questa scelta anche perché le forze rivoluzionarie gli avevano confiscato tutti i beni e avevano ghigliottinato parte della sua famiglia. Combattè, fu ferito, ma abbandonò presto le sue amicizie e preferì rifugiarsi in Inghilterra, dove visse un'esistenza di vera miseria sostentandosi solo con qualche lezione privata. È qui che egli inizia la sua attività di scrittore con un saggio storico-filosofico, Essais historiques sur les Revolutions (Saggio storico sulle Rivoluzioni), con il manifesto intento di scoprire nella storia le radici e i perché dell'attuale sconvolgimento a cui aveva assistito. Quindi mette a profitto il suo lungo viaggio in America pubblicando due tesi, Voyage en Amerique (Viaggio in America) e Les Natchez, entrambi dedicati alla descrizione degli usi e dei costumi di quelle popolazioni. La notizia della morte della madre e una lunga crisi spirituale lo porta al cattolicesimo: sotto l'impulso della fede riacquistata, egli inizia a scrivere uno dei suoi massimi capolavori, La génie du christianisme (Il genio del cristianesimo) che, oltre ad essere una vera apologia del cristianesimo, visto soprattutto sotto l'aspetto della sua ricchezza e fecondità nel campo della vita morale, contiene anche rievocazioni poetiche, confessioni intime e veri e propri racconti. Finalmente nel 1800, ritorna in patria dopo il lungo esilio ed esordisce con Atala, una drammatica e colorita novella sulla penetrazione del cristianesimo fra gli Indiani. Già questa prima novella viene accolta con favore dalla critica e dal pubblico, ma la sua fama divenne veramente immensa con la pubblicazione de Il genio del cristianesimo, che egli prudentemente fece uscire subito dopo la stipulazione del concordato fra la Santa Sede e il governo; in particolare il racconto René (Renato), compreso nella vasta opera, e che egli ristampò più tardi a parte, ottenne un grande interesse da parte dei lettori e critici. Il contenuto cattolico e moderatamente conservatore de Il genio del cristianesimo piacque molto a Napoleone Bonaparte che vide in C. un prezioso alleato della sua politica ideologico-culturale; l'imperatore dunque ricoprì lo scrittore di onori, lo nomina primo segretario di ambasciata a Roma e quindi ministro nel Vallese. I suoi rapporti con Napoleone non sono però dei migliori: egli è sostanzialmente portato verso posizioni politiche di tipo legittimista e monarchiche e così ben presto, prendendo a pretesto il rapimento e l'ingiustificata fucilazione del duca d'Enghien, si dimette da ogni incarico e abbandona la Francia. Inizia un lungo viaggio che lo porterà in Grecia, in Palestina, in Spagna, a Costantinopoli e a Tunisi, un viaggio che assume quasi il carattere di un pellegrinaggio nei luoghi che conobbero la nascita e i primi sviluppi dell'epoca cristiana; avrà modo anche di documentarsi per i suoi successivi libri. Infatti pubblica poco dopo Les martyrs (I martiri), un lungo romanzo storico ambientato nel terzo secolo dell'era cristiana e che ha come sfondo la Grecia e la campagna romana, e quindi il poetico Itinéraire de Paris à Jérusalem (Itinerario da Parigi a Gerusalemme). C. accolse con vera esultanza la caduta di Napoleone e la restaurazione legittimistica: coperto di onori per la sua opposizione al regime napoleonico, egli accetta di ritornare alla vita politica attiva, viene fatto pari di Francia e quindi ricopre gli incarichi di ambasciatore a Berlino e a Londra, quindi delegato al Congresso di Verona e infine ministro degli Esteri. Il suo conservatorismo, se l'aveva portato a combattere prima la Rivoluzione francese e poi ad opporsi agli arbitri napoleonici, lo spinge ora ad opporsi alla politica ciecamente reazionaria di Luigi XVIII e così finisce per abbandonare nuovamente la vita politica attiva dopo la caduta di Carlo X. Si isola così sempre più dalla stessa società e si ritira, allietato dalla compagnia di uno dei suoi tanti amori, M.me Récamier, e da una piccola, fedele cerchia di amici e di discepoli, per dedicarsi interamente alla composizione del suo monumentale scritto Memoires d'outres-tombe (Memorie d'oltretomba), che raccoglie i suoi ricordi, i suoi giudizi e il suo pensiero sul lungo e travagliato periodo che aveva attraversato. C. è considerato il padre del Romanticismo francese, il primo che seppe cogliere ciò che di nuovo la cultura produceva al livello europeo sia da un punto di vista contenutistico sia formalmente. La sua prosa colorita e musicale è il primo esempio della prosa poetica dell'800, un esempio poi ripreso e imitato dai massimi scrittori romantici: i protagonisti delle sue opere, come René, sono poi i prototipi dell'eroe romantico, così vibranti di passioni drammatiche e così afflitti da quella melanconia, da quel rifiuto della vita che ben presto prenderà il nome di "male del secolo". Lo stesso suo cattolicesimo, come in gran parte dei suoi contemporanei, non fu mai misticismo deteriore né, in realtà, sofferta coscienza di una realtà soprannaturale, quanto invece adesione ad una gloriosa tradizione culturale e in fondo politica, amore per quella gloriosa storia che pure il cattolicesimo aveva prodotto. Fra i primi egli seppe comprendere e riscoprire la storia, che pure l'Illuminismo aveva dimenticato, fra i primi comprese ed esplicò insomma quei principi che poi dovranno diventare patrimonio comune di tutto il movimento romantico (Saint-Malo 1768 - Parigi 1848).